Nel medioevo – continuiamo a leggere sulla guida – si hanno i primi tentativi di sfruttamento del salgemma a livello industriale, in quanto i maestri salinatori volterrani erano i più specializzati e capaci, tanto che Ottone I di Svevia ne richiese la loro presenza in patria, per insegnare alle maestranze tedesche come costruire le caldaie in piombo: grandi contenitori dove versare le acque salate, sotto ai quali ardeva costante il fuoco alimentato dal legname delle vicine foreste.
Volterra, dopo qualche decennio, con i proventi derivanti dalle moje, ebbe una risorsa economica importante ed una disponibilità finanziaria grazie alla quale progettò e realizzò un reticolo viario molto esteso.
Non grandioso come quello romano, ma in grado si collegare la Via Francigena ad un reticolo minore, che metteva in comunicazione castelli, borghi e piccoli comuni rurali.
Un reticolo di vie
Ciò moltiplicò le carovane di muli e di carri non solo per il trasporto del sale, ma anche per ogni altro genere di commercio, che coinvolse anche aree precedentemente tagliate fuori. Aumentarono le stazioni dove i beni trasportati potevano essere immagazzinati e dove esigere gabelle per il passaggio.
Presso le sorgenti di acqua salata circostanti Saline di Volterra – la frazione più importante e popolosa della Città – erano state costruite installazioni per il contenimento delle caldaie idonee alla produzione del sale, da qui muli e carri carichi di sacchi partivano alla volta dei magazzini di Volterra, oppure verso altre località.
Mentre sul territorio i castelli presenti erano luoghi adatti dove soldati e gabellieri stazionavano, esigendo il pagamento delle tasse per il passaggio, nei centri abitati e nei conventi vi trovavano ricovero e ristoro mercanti e viandanti.
Piccole fonti disperse sul territorio servivano per abbeverare cavalli e muli.
Le vie salaiole
Ancora oggi sono presenti torri, castelli e pievi ormai come ruderi dove si ritrova la storia di questo territorio.
Dalle moje volterrane si diramavano diverse vie Salaiole in direzione dei centri abitati dell’entroterra: Gambassi, Castelfiorentino, San Gimignano, Colle di Val d’Elsa.
Proseguendo si connettevano con le principali vie di percorrenza quali la Via Francigena, nel tratto che congiungeva Firenze e Siena.
Il tracciato che partiva dalle moje di Saline, in direzione est, attraversava un terreno collinare dolce e arrotondato, caratterizzato dalla presenza di argille grigie plioceniche, calanchi, piccoli corsi d’acqua, ampie aree boschive, arenarie gialle (dette sabbioni) sulle quali si ergono tutt’ora arroccati castelli, borghi e ruderi.
In questa zona troviamo il poggio boscoso di Scornello e vicino il torrente Zambra, prima di iniziare la salita verso il borgo di Mazzola.
Iris
una turista, che ha riscoperto la “lentezza”